L’intelligenza è sempre di moda

La storia postale pare sia molto di moda. Nelle esposizioni, nei libri, negli articoli, nei convegni. Anche se molte volte si tratta solo di francobolli o di annulli su busta, magari sotto forma di “insieme”, di statistiche su tutte le possibili combinazioni tra due o più francobolli con annessa valutazione, di sistemi per vendere cose che non si riesce a vendere in un altro modo.

Stando ad alcuni personaggi, poi, addirittura esiste solo la storia postale. Il francobollo, specie se nuovo, e la filatelia, specie se non specializzata, non sono degne che di bassa considerazione, qualcosa molti gradini più sotto, al massimo per far giocare i ragazzi. Magari insegnando loro già nelle scuole le regole del gioco, per poterli avere poi gaudenti ascoltatori di queste e altre sciocchezze.

Non c’è da stupirsi. Anche questo fa parte della moda: mettersi i paraocchi, possibilmente “firmati” da qualche stilista del pensiero collezionistico. Ma la realtà è tutt’altro.

Dire che la filatelia è meno importante della storia postale perché bada solo al disegno, alla storia e alle caratteristiche tecniche tra l’altro è fare un affronto agli amici numismatici, che in pratica da secoli si occupano solo di questo, e non ci trovano nulla di sminuente, anzi se ne fanno un vanto, oltre che materia di insegnamento universitario. Nel collezionismo non esistono livelli di importanza, né livelli di cultura, ma soltanto diverse metodologie.

E poi, a pensarci bene, non credo proprio che nessuno sia nato filatelista o storico postale. Per tutti è stato il francobollo l’immancabile punto di partenza. E poco importa che sia qualcosa che affonda negli occhi stupiti di un ragazzino, di quando tutte le cose erano grandi e interessanti forse solo perché noi eravamo piccoli e curiosi – l’album trovato fra le cose del nonno, il babbo che mette a posto i suoi francobolli – o l’incontro fatale di quando si sono risolti i problemi e le ansie della gioventù, e si sta più tempo in casa, e accade di ritrovare il vecchio album di famiglia, o di sentir parlare del francobollo come investimento, o di fermarsi di fronte alla vetrina di un negozio di francobolli a guardare quei pezzetti di carta colorati con una curiosità che non ci saremmo mai aspettati.

La molla è diversa per ognuno di noi ma ha un identico punto di partenza, almeno per chi bazzica in campo filatelico-postale: il francobollo. Quel francobollo che un giorno ha messo in moto la nostra mentalità ordinata, piena di curiosità, cacciatrice che è tipica del collezionista. Un modo di vedere le cose che ci porta inconsciamente a cercarle e organizzarle con un certo ordine, non importa se si tratta di libri o di lattine, di francobolli o bustine di fiammiferi. Un quid che si ha o non si ha, impossibile costruirselo, o costruirlo.

Inutile negarlo, magari snobisticamente. È così che è cominciata l’avventura per tutti noi. Un’avventura che – lo si scopre ben presto – non sta solo nel comprare e mettere in fila francobolli, o nello sfogliare all’infinito i cataloghi per scoprire che cosa interessa di più e quanto costa e se ce lo possiamo permettere. L’avventura più bella è quella fatta di francobolli e di fantasia, la raccolta che si costruisce con la testa prima ancora che con i francobolli. Proprio in questo sta forse la parte più affascinante e appassionante: sognare una collezione completa d’Italia, con tanto di 10 cent. dentellato e Gronchi rosa, è quasi più bello che averli davvero!

Perché una volta che i francobolli sono nell’album uno si sente appagato, soddisfatto. E nello stesso tempo è tutto finito, anche il divertimento. Si sente il bisogno di porsi qualche altra meta da raggiungere: i servizi ad esempio, che quelli non ce l’hanno tutti, e senza di loro, via!, la collezione non è veramente completa. Così ecco che ci cullano nuovi sogni che si chiamano Cavallino e trittico Servizio di Stato. O ci incanta una sirena a forma di cartolina con risposta pagata da 12 + 12 lire. Oppure ci prende la specializzazione, e il miraggio diventa l’Emanuele Filiberto con il centro capovolto. O cadiamo fra le braccia della storia postale, e un Ginnico usato in tariffa su busta regolarmente viaggiata diventa oggetto dei nostri safari tra aste e mercatini. E con loro tanti altri pezzi, sempre più strani, specialistici, spesso praticamente introvabili, che sembrano fatti apposta per farci sognare.

Infatti col tempo anche i sogni si personalizzano. Come il catalogo, come l’album, con l’andar del tempo la normalità non ci basta più. Si sente il bisogno di specializzare la nostra collezione. O una parte della nostra collezione. O di fare magari qualcosa di totalmente diverso, che si affianca alla nostra collezione e la integra e la arricchisce e la fa più nostra. In ogni caso qualcosa da poter mostrare con orgoglio agli amici, non importa se solo quelli del circolo, o persino in una mostra. Un nuovo qualcosa su cui fantasticare, magari stavolta con carta e penna: scrivendo e riscrivendo mille volte la scaletta di una collezione ideale, completa di piano e didascalie e pezzi che dobbiamo ancora trovare.

La vida es sueño, diceva giustamente Calderon de la Barca quando la posta indossava i suoi primi bolli. E il sogno che ci offrono i francobolli e gli interi, la tematica e la storia postale, è la più appassionante delle realtà collezionistiche. Un sogno che non ha graduatorie né patenti di nobiltà, e neppure limiti. Il bello del collezionismo filatelico in definitiva è proprio questo: che si tratta di un mondo vastissimo, dove ognuno può scegliere sia il modo che lo spazio e il tempo in cui agire in piena libertà. Se vi interessa la comunicazione umana, o il costume, o la microstoria, allora è senza dubbio la storia postale la vostra forma collezionistica; e potete spaziare in almeno quattro secoli di corrispondenze e affrancature e bolli italiani o di qualche altro paese di cui conosciate bene la lingua, per poter leggere i documenti oltre che i messaggi. Se vi appassiona di più l’aspetto tecnico-grafico, oppure artistico, o anche il semplice collezionare per collezionare, o cercate di vedere in un francobollo, in un intero postale, in un bollo anche quello che nessun altro aveva notato prima, allora è la filatelia la vostra strada maestra; e tutto il mondo è a vostra disposizione con un secolo e mezzo di materiale da osservare, ordinare, verificare. E se invece vi piace fare tutto di testa vostra, e creare qualcosa di totalmente unico, vostro, personale, potete scegliere un tema – uno qualunque, anche il più ostico o stravagante – e lanciarvi in una collezione tematica.

Perché, come ribadisco ormai da tre decenni (e pare che in Italia si stia cominciando a capire), esistono tre diversi metodi collezionistici, e soltanto tre, almeno per il momento. Quello che potremmo dire storiografico, che ha come motivo d’interesse centrale la storia delle comunicazioni in tutti i suoi aspetti, e la documenta con francobolli, oggetti di corrispondenza, moduli e ogni altro possibile reperto; ed è il metodo storico postale inteso nel significato esatto del termine. Quello che che potremmo chiamare analitico, che ha come centro d’interesse l’oggetto postale – francobollo, bollo, e qualunque altra emanazione della posta – e ne sviscera ogni possibile aspetto tecnico, grafico, artistico, statistico, di impiego; ed è il metodo filatelico. E quello che potrei definire creativo, ovvero utilizzare gli stessi oggetti e documenti postali come illustrazione e documentazione nel trattamento di qualunque argomento possibile: ed è il metodo tematico. E non è certo possibile affermare che un metodo sia migliore dell’altro; sarebbe come dire che Mommsen è meglio di Linneo o di Manzoni, o viceversa.

Se viene seguita con intelligenza e con passione, ognuna delle tre metodologie può offrire soddisfazioni: non solo collezionistiche ma anche culturali, talvolta persino venali. E finisce per rendere ancor più piacevole quello che all’inizio era per tutti noi un semplice passatempo, un momento di relax vecchio stampo. Magari cominciato semplicemente seguendo una moda. Come da qualche tempo la storia postale, come un secolo fa la cartolina illustrata, come due secoli or sono l’avere corrispondenti e oggi tenere il telefonino sempre acceso. Ogni epoca ha le sue mode, dopotutto, come potete leggere in queste stesse pagine: l’importante è goderne con intelligenza. Perché quella sì, non va mai fuori moda!