Memorie che fanno storia

Il catalogo in rete Iccu segnala un volume di cui probabilmente nessuno, neppure in campo storico postale, ha mai sentito parlare, conservato per diritto di stampa alla Biblioteca nazionale di Firenze (a cui però se ne possono chiedere le fotocopie). È un libro di 74 pagine dal lungo ed esauriente titolo Racconti e memorie vissuti nell’ Amministrazione delle Poste e delle Telecomunicazioni dal giorno 11 novembre del 1937 al 1° novembre del 1977 scritto da Giovanni Salanitri e dato alle stampe a Caltanissetta nel 1987. Un pezzo unico di un genere, la memorialistica postelegrafonica, di per sé già raro, in cui l’autore affida a un libro — autoprodotto e per questo introvabile — i rimpianti di una “brutta carriera” e invoca a testimone Iddio: “Lui è grande e deve pensare a tutti coloro che hanno fatto del male soprattutto verso le persone innocenti ed onesti come me, che ero il più attivo nel lavoro, il più previdente ma il più sfortunato lungo la mia carriera nell’Amministrazione delle Poste e delle Telecomunicazioni”.

Storia dolente, tutta siciliana salvo l’intermezzo a Scanzano, e giocata sul filo del pessimismo più noir, alla quale ci accostiamo con rispetto. Senza scomodare Sciascia, questi faticosi Racconti sono metafora d’altro e una chiave di lettura della crisi che ha coinvolto l’amministrazione P.T. nei suoi ultimi decenni, avvicinandoci al mistero del perchè la posta non arrivava mai in tempo.

Un viaggio a ritroso nel tempo accompagnati da una persona semplice (operaio guardafili poi ‘promosso’ commesso di uffici del movimento postale) alla quale forse sfuggono i grandi sistemi ma non i ricordi di una vita “segnata fin dalla nascita da continue ingiustizie”. A queste ultime — in una sorta di finale rivincita — Salanitri si oppone e brandendo la spada della memoria finanzia di tasca propria il libro.

Caso interessante di psicologia, e nello stesso tempo di quella che i linguisti definiscono ‘scrittura ordinaria’ perché coinvolge persone normali (a volte a disagio con la sintassi) che fissano su carta fatti quotidiani.

Ma un merito all’autore comunque va attribuito. Aver sollevato il problema della memorialistica postelegrafonica, di cui — almeno in Italia — esistono scarsi esempi: di un altro, Matera “la Posta” (Cronaca di un quarantottenne) di Luigi Sinno, edito dal locale Dopolavoro Postelegrafonico nel 1996, abbiamo scritto nel volume 2 di Storie di posta a pagina 90.

La storia postale comprende il valore (e ancor più lo apprezzerà in futuro) di simili testimonianze. Perché, come scriviamo da tempo, la storia postale non è fatta solo di lettere viaggiate e di tariffe affrancature bolli usi destinazioni (come vuol imporre qualcuno di vista corta) ma ha al suo centro la posta intesa come organizzazione e servizio, fatta innanzi tutto di uomini, lavoro, idee.

Un altro pensionato, l’ex ripartitore napoletano Gaetano Autiero, ha affidato a Internet (http://www.tightrope.it/cralptna/passato.htm) il suo appello “Non rinnegate il passato”, con cui nel ricordo di tante fatiche stigmatizza il fatto che il magazine di Poste Italiane (Il Gabbiano) non dia spazio ai ricordi “considerati quasi appartenenti a momenti di storia postale da dimenticare se non da criminalizzare”.

Il problema esiste. Per questo ne parliamo. E per questo Storie di posta intende offrirsi come punto di riferimento metodologico a quanti volessero cimentarsi nel tema (o già l’hanno fatto). Ma occorre anche convogliare i contributi nelle sedi più idonee alla conservazione, aiutando i migliori a farsi pubblicazione. È bastato parlarne con Enrico Veschi, ultimo Direttore generale dell’Amministrazione P.T. nonché Accademico ad honorem, perché ci affidasse l’articolo che appare in questo numero, un testo piacevole e ricco di notizie (tra cui l’incredibile motivazione delle buste postali Siracusana mai emesse) e assieme la forma di lusinga più cortese che si potesse sognare.

Non bisogna però scordare che il maggior interesse ‘scientifico’ della storia postale sta nella sua quotidianità, nel documentare piccoli e grandi eventi, abitudini e costumi, attraverso i più comuni oggetti e messaggi inoltrati a mezzo di un servizio che fino a pochi decenni fa è stato praticamente l’unico utilizzabile per comunicare a distanza. E questa quotidianità, sul versante più propriamente postale, è costituita dalle migliaia di operatori che ogni giorno accettano, smistano, bollano, trasportano, recapitano messaggi e oggetti. Tenere memoria del loro lavoro quotidiano, dei loro usi, del loro sentire, degli eventi che l’hanno punteggiato, è altrettanto importante che conoscere quanto avveniva ai piani alti della stessa Amministrazione.

Per questo, affinché possa sorgere un proficuo movimento di memorialistica postale, occorre darsi da fare soprattutto a livello locale. E in tal senso potrebbero avere un ruolo di notevole importanza le associazioni e i circoli filatelici, proprio per la più precisa conoscenza del territorio in cui operano e per la maggior facilità di contattare le persone che hanno lavorato negli uffici di posta.

Potrebbe essere uno dei nuovi impegni a cui i club di collezionisti sono ora chiamati, in un tempo di privatizzazione delle poste e conseguente abbandono di cose “inutili” come la pubblicazione di un Bollettino con notizie sul servizio, dalle nuove norme o tariffe all’istituzione e chiusura di uffici. Oggi, se vogliamo ricostruire la storia di un servizio o di un ufficio postale, dell’Ottocento come del Novecento, abbiamo come base e fonte sicura proprio le pubblicazioni di questo tipo, dai Testi Unici sul servizio postale alle Istruzioni fino ai vari Bollettini editi dall’Amministrazione: e l’unica difficoltà può essere trovarli, o trovarli tutti. Ma domani? Se in futuro qualcuno vorrà studiare questi anni a cavallo del nuovo millennio e successivi, dove andrà a trovare notizie? Il nostro Novità di posta e dintorni firmato da Danilo Bogoni può essere una buona partenza, come lo erano le Note e commenti di Alberto Diena su Il Corriere Filatelico nel periodo tra gli anni ‘20 e ‘40, ma non può materialmente coprire tutto il campo, in special modo per quanto riguarda gli uffici e le loro bollature.

La memoria è l’elemento basilare per lo storico, e metterla nero su bianco (o anche on line come si usa oggi) diventa per la persona attenta quasi un obbligo verso il futuro. Nel nostro settore può tra l’altro essere anche un’attività appassionante, persino divertente, come molte altre che Storie di Posta mostra in questo numero: dal classico ‘gioco’ del plattaggio cui il francobollo-medaglione da 15 cent. del maggio 1863 si presta particolarmente (ma anche francobolli più recenti, come il 50 cent. bicolore del 1926 o la serie Volta degli anni ‘20, sarebbero un buon “plattaggiodromo”) al più attuale esame di fonti accessorie, come ha fatto Vito Mancini per studiare i servizi postali via mare ai tempi del Regno delle Due Sicilie.

Franco Filanci e Clemente Fedele