Oltre il collezionismo

Questa pubblicazione nasce da una semplice constatazione: abbiamo sottomano il passatempo più appassionante, intelligente, vario, divertente, personalizzabile del mondo, e pare che non ce ne rendiamo conto!

Per diversi secoli il servizio postale ha rappresentato il mezzo di comunicazione per eccellenza, praticamente unico e incontrastato; e tale è rimasto a lungo anche dopo l’arrivo del telegrafo – poco adatto a messaggi che siano qualcosa di più d’una informazione – e del telefono, per oltre mezzo secolo rimasto fuori della portata dei più. E il francobollo, l’espressione più immediata e popolare del servizio postale, ne è diventato il simbolo, sostituendo il vecchio corno di posta, e caricandosi col tempo di valenze istituzionali e politiche, culturali e propagandistiche (talvolta palesi, talvolta più sottese e da decifrare), che ne hanno fatto un oggetto di enorme interesse storico e collezionistico, sia di per sé che nel più ampio contesto della storia postale.

Limitarsi, come purtroppo fanno in molti, a restare in superficie, mettendo solo in bell’ordine vignette di francobolli e impronte di bolli postali, osservandone solo il disegno e gli aspetti numerici – quanti ne esistono, in quali combinazioni, a che prezzo – è un modo non solo di limitare e frustrare le potenzialità di questo settore collezionistico(che non per nulla è il più diffuso nel mondo) ma anche di impoverirlo agli occhi di chi non lo frequenta, con il risultato di bloccare l’arrivo di nuovi collezionisti e allo stesso tempo di allontanare i molti studiosi che potrebbero opportunamente integrare e arricchire le loro ricerche con materiale postale.

Approfondire la storia della posta, del francobollo, degli oggetti postali, inquadrandola nel contesto sociale e politico, artistico e di costume, di cui sovente è una perfetta espressione, può essere un’attività non solo culturalmente e collezionisticamente gratificante, ma anche appassionante e divertente. È quello che l’Accademia Italiana di Filatelia e Storia Postale intende dimostrare con questa iniziativa: creando una pubblicazione che vada oltre il puro collezionismo, per ritrovare nella storia, nei documenti, nel contatto con altri campi del mondo della comunicazione, quella patente di nobiltà che la filatelia già ebbe nell’800 – basta rileggersi le opere del Moëns, di Emilio Diena, del Cresto per rendersene conto – e che purtroppo in seguito ha dimenticato in fondo a qualche cassetto pieno di rarità, di premi, di furbi affari.

È una rivista che viene costruita sui contenuti, non sulle firme. Sul rigoroso controllo di ogni informazione e di ogni fonte, come si conviene a una ricerca seria, davvero accademica. Su una concezione interdisciplinare della ricerca, l’unica che può aprire nuovi orizzonti anche al collezionismo e fornire nuove occasioni di scoperta e insieme di divertimento. E in questo senso è anche una rivista che vuole dimostrare come approfondimento e documentazione non devono necessariamente essere sinonimo di incomprensibilità e di sbadigli. Soprattutto negli ultimi due secoli il grande fiume della posta ha continuato a scorrere attraverso la storia del mondo riflettendo nelle sue corrispondenze, nei sui bolli, nei suoi francobolli l’evoluzione dell’uomo e della società umana; per questo può essere, a saperlo leggere, il più vivo, sfaccettato, incredibile, umano, appassionante dei romanzi.

La trama di questo primo numero può esserne una voluta dimostrazione. Comincia con un tuffo in un mondo che dista due secoli da noi, e mostra aspetti ormai quasi incomprensibili a fianco di altri di sorprendente attualità. Segue il racconto di un paese come tanti nell’Italia del Risorgimento, del quale però gli archivi raccontano una realtà postale decisamente spiazzante. Prosegue con alcune vicende poco note testimoniate dalla posta militare sull’epoca in cui l’Italia sognava un Impero, ma doveva fare i conti con un Canale. E si conclude con una scorribanda nella creatività italiana, quando la necessità aguzza persino qualcosa di più dell’ingegno. Più un corollario di racconti brevi, ma non per questo meno gustosi, in diretta da riviste postali, pezzi filatelici, vecchie lettere sottratte a una soffitta.

E per finire recensioni. Ma non le solite. Anche queste all’insegna della novità, almeno in campo filatelico. A cominciare dal fatto che sono recensioni di tutto ciò che viene pubblicato e reso pubblico, dai libri fino alle collezioni.

Quelle dei libri sono recensioni vere, come si usano per tutti i libri di questo mondo, almeno sulle riviste serie. Non all’insegna di un buonismo che non serve a nulla, visto che alla fine anche il lettore più accanito finisce per ridere delle solite frasi agiografiche sul “libro che non può mancare in biblioteca” e via laudando. Ma recensioni fatte per dare informazioni, criteri di lettura, una valutazione puntuale (per quanto ovviamente personale) a chi è interessato a quell’argomento o alla letteratura filatelica in generale. Aggiungendovi a piacere considerazioni tanto accessorie quanto stimolanti. E spesso uscendo anche dal ristretto ambito filatelico, e da quello solo italiano, per mostrare quanto possa essere vario il mondo della comunicazione, e quante occasioni possa fornire non solo per leggere ma anche per pensare.

Poi recensioni di mostre, o almeno di quelle che hanno lasciato traccia della loro esistenza attraverso libri e numeri unici non realizzati solo con pubblicità, discorsi ufficiali, e articoletti raffazzonati o pietiti da qualche più o meno riverita firma.

E infine recensioni di collezioni. Anche questo è un servizio, sia al collezionista che vuol sapere che cosa vale la pena vedere, sia all’espositore che ama comunicare al pubblicola sua passione e non solo ricevere medaglie e diplomi, e quindi gradisce anche un giudizio espresso non solo in punti. Certo, si tratta di cosa decisamente delicata, sinora mai tentata in forma organica; e che viene fatta a campione (sarebbe impossibile un’operazione a più largo raggio) e solo su collezioni esposte nelle mostre italiane. La valutazione ovviamente va al di là dei giudizi oggettivi emessi dalle giurie designate, le quali si basano sui regolamenti federali (ma ciò non sottintende un giudizio negativo di questi; semplicemente, la metodologia e gli scopi sono differenti). E tiene infine in conto che una collezione è un organismo vivo, il quale cresce nel corso del tempo ed ha anche (soprattutto se il suo proprietario è pronto a recepire stimoli esterni) una grande capacità di adattamento e miglioramento, modificandosi secondo gli umori e i pareri qualificati emessi da giudici oppure da altri collezionisti. La recensione di una collezione vale perciò solo come fotografia della situazione di un momento, che il suo autore ha la capacità di ribaltare; e per questo può avere col tempo anche un notevole valore documentario.

Altre idee ancora sono in gestazione, basate sulla ricca storia che la posta sta ancora vivendo e raccontando, sul piacere di un collezionismo che proprio in questa storia trova la sua vitalità e la sua nobiltà, sull’aderenza a un’attualità – di idee, di gusti, di forme di comunicazione – che è la strada maestra per portare la nostra passione nel nuovo Millennio.

Sono idee che l’Accademia con questa iniziativa ha trasformato in una sfida con se stessa: creare una rivista di filatelia e storia postale che possa figurare in bella vista accanto al National Geographic o a un libro d’arte. Con la certezza per il collezionista che, sfogliandola, parenti e amici la smettano di pensare a noi con pregiudizi alla Sciltian, e ci vedano invece come siamo nella realtà: collezionisti che hanno trovato un campo d’azione davvero eccezionale, di cui si sentono fieri. Un campo decisamente interessante, intelligente, vario, appassionante, talvolta persino lucroso; soprattutto uno dei pochi in cui ciascuno può esprimere la propria personalità, il proprio gusto, la propria personalità.

E se lo godono un mondo!

Franco Filanci