INTELLIGENZA E/O COMPLETEZZA? di Franco Filanci e Thomas Mathà (SdP 31 ns)

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, si diceva un tempo: ed è sempre vero. Nel nostro mondo del collezionismo c’è il vasto mare della filatelia, in particolare c’è l’immenso, profondo, immutabile oceano della tradizione filatelica: è così perché sì.

Basta guardare che ne è della storia postale, di cui si parla tanto senza mai dire esattamente di che cosa si sta parlando, si va a senso. Dovrebbe trattare di norme, usi, servizi, strumenti, eventi e personaggi legati alla posta, e invece è confinata alle lettere con più o meno insolite bollature prefilateliche, o a buste con sopra quanti più francobolli possibile, preferibilmente “in perfetta tariffa”. Una non-definizione a orecchio, talvolta persino usata come dispregiativo, sottintendendo una forma di collezionismo snob, incomprensibile, antiquata, riservata ai pochi che comprano riviste come la nostra, e magari le leggono pure. E in pratica considerano e trattano la storia postale come se fosse semplicemente una delle tante “specializzazioni” filateliche, un pianetino della galassia Filatelia. 

E invece è molto di più, anzi è tutta un’altra cosa, di per sé e nei suoi risvolti pratici. La storia postale rappresenta le fondamenta stesse del collezionismo filatelico, oltre che della storia delle comunicazioni umane. Non è solo la lettera: è l’oggetto postale con tutto ciò che gli sta attorno.

Nel vasto e affascinante universo della storia postale, ogni lettera – come qualunque altro oggetto postale o telegrafico – racconta molto più di un viaggio fra due località o fra due persone: sussurra storie dimenticate, traccia rotte invisibili nel tempo, e spalanca finestre su contesti politici, sociali ed economici ormai lontani, anche se solo di qualche anno, vista la rapidità con cui oggigiorno le cose cambiano o si evolvono. 

Di più, se c’è un elemento che continua a dare vita a questa materia solo apparentemente “antica”, è la ricerca. Senza una ricerca appassionata, rigorosa e curiosa, la storia postale rischierebbe di ridursi a un esercizio sterile di catalogazione. Ma grazie agli studiosi, ai collezionisti, ai curiosi di ogni età che dedicano tempo e mente a interrogare documenti, a incrociare fonti, a decifrare percorsi e usi, modalità e tariffe, essa si mantiene viva e, soprattutto, generativa.

Perché è proprio dalla ricerca che nasce la creatività. È in quel momento in cui una corrispondenza “strana”, un’affrancatura che non torna, un timbro sconosciuto, un’annotazione incomprensibile accendono una domanda — perché? — portano il collezionista a trasformarsi in narratore. Da quell’interrogativo si aprono spiragli per nuovi filoni tematici, per raccolte costruite come racconti e non solo di rarità, per esposizioni pensate per coinvolgere lo sguardo e la mente del visitatore, non solo dei giurati.

E oggi questa dialettica tra ricerca e creatività si arricchisce di uno strumento nuovo, potente e promettente: l’intelligenza artificiale.

Lungi dall’essere una minaccia, almeno nel nostro caso l’IA può diventare un alleato prezioso. Può aiutare a riconoscere antichi caratteri di scrittura, a tradurre lingue desuete, a decifrare e confrontare in pochi istanti migliaia di immagini di annulli e bollature. Può colmare lacune documentarie, suggerire connessioni tra fonti, perfino proporre ipotesi interpretative su corrispondenze la cui provenienza o destinazione sono rimaste per anni un mistero.

Naturalmente nessuna macchina potrà mai sostituire lo stupore umano davanti a un documento raro, né replicare l’emozione di trovare una nuova tessera nel puzzle della nostra collezione. Ma l’IA può aiutarci ad andare più a fondo, a spingerci oltre, ad abbattere quelle barriere informative che spesso frustrano le nostre indagini.

In definitiva, la storia postale non è soltanto studio del passato, ma anche continua reinvenzione del modo in cui lo raccontiamo. E oggi, più che mai, possiamo essere non solo custodi di carte antiche, ma anche pionieri di nuove storie da scrivere — con l’inchiostro della curiosità, la penna della ricerca e, perché no, il supporto intelligente della tecnologia.

E sono proprio storia, ricerca ed estro personale a rendere viva e attuale la storia postale anche come forma di collezionismo libero da ogni forma di condizionamento concettuale e commerciale. 

L’esatto contrario di quanto avviene in filatelia dopo oltre un secolo di crescenti attenzioni del pubblico e soprattutto del mercato. E di prorompente disattenzione proprio verso la storia del francobollo e delle tante altre carte-valori che la posta ha generato negli ultimi due secoli e che a loro volta hanno dato vita alla filatelia e al collezionismo filatelico. Universi altrettanto vasti e affascinanti che però nel corso di quasi due secoli sono stati travolti dal successo fino a deragliare sul piano mercantile. Al punto che, quando si cita o mostra un francobollo, la prima reazione di collezionisti e pubblico in generale è uno scontato “Quanto vale?” o più di recente un preoccupante “Ma li colleziona ancora qualcuno?”.

È un deragliamento che ha fatto invertire i ruoli: da strumento postale figlio della posta, nel mondo della filatelia il francobollo è diventato il protagonista assoluto, il monarca, il centro di gravità collezionistico permanente, quello intorno a cui tutto ruota, compresa la posta con la sua storia. E a risultare stravolto è stato anche l’interesse per il francobollo, vissuto sempre più come figurina, d’alto lignaggio e di plurideclamato pregio ma pur sempre figurina, da collezionare come hobby. Se possibile studiandola fino al parossismo, ma nei suoi aspetti esteriori – stampa, colore, carta, filigrana, dentellatura, usi, e relativi difetti – naturalmente in funzione della valutazione.

Certo, il modo di collezionare classico, tradizionale che ha per fine la completezza, mettendo in fila gli esemplari “come da catalogo”, magari in album preconfezionati, è il più facile e il meno impegnativo. Così come risulta alquanto semplice anche l’eventuale specializzazione: basta saper apprezzare i giochi di pazienza e dotarsi degli attrezzi necessari ai diversi esami.

È richiesto molto maggior impegno se invece si vuole seguire la logica di una vera passione, cioè collezionare e studiare i francobolli e le altre carte-valori sotto il profilo storico, postale, economico, filatelico, artistico ecc., ovvero interessandosi alle loro stesse ragion d’essere. Occorre informarsi da fonti accreditate e accessibili, e ragionarci sopra rispetto alla situazione postale, politica, sociale e culturale del momento. Ma è un impegno che può condurre a grandi soddisfazioni, a rivelarci che la filatelia è molto più che un hobby e che grazie alla storia postale, quella vera, acquista una dignità e un interesse che sono ben più gratificanti di qualunque rarità. Come può avvenire capendo cosa rappresenti il presente esemplare.

In pratica anche la filatelia, se abbandona i paraocchi della tradizione, può rappresentare quella forma di collezionismo libero da ogni forma di condizionamento concettuale e commerciale che richiedono i tempi nuovi e il pubblico d’oggi. E i primi a capirlo dovrebbero essere i professionisti del settore, anche se è più comodo aspettare la provvidenza o al limite cambiare mestiere.

Tra l’altro, intraprendendo la nuova strada, svanirebbe ogni ragione di antitesi tra filatelia e storia postale: la prima può solo trovare nuova linfa nel sempiterno solco della comunicazione umana per compensare l’inarrestabile rivoluzione tecnologica che affligge oggi la posta. La seconda può dare nuova vita a un collezionismo più libero e creativo, in linea con le problematiche economiche e socio-culturali del nuovo Millennio.

Dopotutto, la collezione è un piacere, e se non è personale e gratificante che piacere è?

In questo contesto di continuo dialogo tra passato e presente, un ruolo fondamentale lo gioca proprio Storie di Posta, la rivista ufficiale dell’Accademia Italiana di Filatelia e di Storia Postale, che quest’anno celebra con orgoglio i suoi primi cinquant’anni di vita. Mezzo secolo di passione, di studi, di scoperte condivise e di contributi che hanno arricchito in modo sostanziale la conoscenza della materia, spesso con articoli su temi inediti frutto di ricerche personali profonde e meticolose.

Sfogliare le pagine di questa rivista – che siano quelle appena stampate o i numeri storici oggi liberamente consultabili online sul sito www.accademiadiposta.it – significa immergersi in un patrimonio prezioso, costruito nel tempo grazie all’impegno e alla generosità di studiosi, collezionisti e appassionati. È un archivio vivo, che non smette di stimolare nuove domande e nuove ricerche, e che testimonia, con coerenza e qualità, l’impegno dell’Accademia nel valorizzare la storia postale come disciplina a pieno titolo.