I termini, le accezioni, le sigle usate nella normativa delle Poste, nella consuetudine postale e dai collezionisti,e le località e i personaggi della storia postale.

di Franco FIlanci, AIFSP

Badoglio, Pietro (Grazzano Monferrato 28.9.1871 - 1.11.1956). Maresciallo d’Italia dal 1926, governatore della Libia dal 1928 al 1933, vicerè d’Etiopia nel 1936. Incaricato dal Re di formare il nuovo governo nel luglio 1943, alla deposizione di Mussolini, e di trattare l’armistizio con gli Alleati, fu costretto a dimettersi il 10 giugno 1944, dopo la liberazione di Roma. La sua firma era stata inizialmente scelta come soggetto per il francobollo provvisorio da 50 cent. stampato a Napoli a fine 1943, ma non fu adottata per l’opposizione del Re. Si narra che la stessa firma sia stata applicata in soprastampa anche su un gran quantitativo di francobolli imperiali da 50 cent., cosa ben poco credibile sia perché inutile, essendo Badoglio primo ministro del governo reale, sia perché – sfrittellata sul volto del Sovrano – configurava un caso di lesa maestà; senza contare che all’epoca il problema era la mancanza di francobolli da 50 c., e che la soprastampa è chiaramente ripresa dai saggi, apparsi nel marzo 1944 ed è più grande del formato dei francobolli (vedi Le 800 giornate di Napoli - Il Governo Militare Alleato e la posta nell'Italia divisa, di Emilio Daffarra e Franco Filanci, Laser Invest 2004)


Baia di Assab. Insenatura della costa africana sul Mar Rosso presso lo stretto di Bab el Mandeb, da cui iniziò nel 1869 l’avventura coloniale italiana. Fu anche la dicitura di un bollo.


Baiocco o bajocco. Moneta pontificia di rame, un centesimo dello Scudo, in uso fino al 1866; era pari a 5 c. di lira.


Balbo, Italo (Quartesana 6.6.1896 - Tobruk 28.6.1940). Uno dei capi del fascismo rivoluzionario, quadrumviro della “marcia su Roma”, dal 1929 al 1933 ministro dell’Aeronautica e organizzatore di spettacolari trasvolate e crociere aeree intercontinentali, sovente celebrate con insoliti francobolli validi solo per l’affrancatura delle corrispondenze trasportate con quei voli o addirittura non emessi. Nominato nel 1934 Governatore della Libia, fu abbattuto dalla contraerea italiana nel cielo di Tobruk, in circostanze mai chiarite. Il suo nome appare sul francobollo da $ 4,50 emesso da Terranova nel luglio 1933 per il volo di ritorno della Crociera nord-atlantica. (vedi Italo Balbo, di Claudio Segré, il Mulino 2010)


Balbo 7,70. Nome filatelico del francobollo aereo approntato nel 1930 per celebrare la Crociera transatlantica Roma-Rio de Janeiro del 17 dicembre 1930/15 gennaio 1931, la prima in formazione di stormo e l’unica di sola andata trattandosi in realtà della consegna di velivoli venduti al governo brasiliano. Il francobollo, in base al RD istitutivo valido solo per affrancare corrispondenze trasportate con il volo, non venne mai emesso; fu usato solo dal Ministero dell’Aeronautica per approntare buste da vendere ai filatelisti. Ne furono venduti 1.500 esemplari al valore nominale il 27.6.1931 dall’Ufficio filatelico, ma senza preavvisare nessuno, a parte qualche “amico”; un secondo quantitativo (forse 20.000 esemplari) fu posto in vendita dal 1º agosto seguente a 90 L. il pezzo, insieme alle buste, cedute a L. 200 senza autografi, a L. 300 con le firme dei capi squadriglia, a L. 400 con firma del gen Valle e a L. 500 con firma in rosso di Balbo, il tutto a favore del “Fondo Crociere del Ministero dell’Aeronautica”. Le rimanenze furono acquistate in blocco da Giulio Bolaffi nel 1937.


Ballerino. Telaio recante il disegno della filigrana ricamato con fili metallici, utilizzato con le macchine di produzione in piano introdotte per la prima volta nel 1827 dalla cartiera londinese Marshall.


Ballon monté. Mongolfiera, pallone aerostatico con persone a bordo utilizzato durante l’assedio di Parigi per il primo servizio regolare di posta aerea al mondo, effettuato fra il 23 settembre 1870 e il 28 gennaio 1871 in partenza dalla capitale assediata dai prussiani; poiché dal 18 novembre i voli si svolsero di notte per evitare le fucilate del nemico, è anche il primo servizio aeropostale notturno. Palloni di piccole dimensioni erano stati usati già dall’agosto 1870 per far uscire messaggi da Metz assediata (i cosiddetti papillons de Metz) e anche a Milano dal 20 al 22 marzo 1848 per la diffusione di avvisi e proclami.


Banca Commerciale Italiana. Tra il 1944 e il 1945 le sedi dell’Alta Italia organizzarono un proprio servizio di trasporto delle corrispondenze, talvolta anche a favore dei propri clienti. Le lettere, recanti al retro un bollo della Banca vistato dal Direttore di filiale, di solito erano regolarmente affrancate per espresso e venivano messe in posta nella città d’arrivo; per evitarne l’asporto, i francobolli venivano leggermente annullati con un timbro a calendario della banca.


Bancoposta. I servizi a denaro gestiti dall’Amministrazione postale.


Banda o bandella. Termini filatelici per indicare la fascia marginale o rettangoli dentellati o meno nei fogli di alcuni francobolli,anche a fianco di ciascun esemplare, recanti immagini e/o testi esplicativi. Introdotte dagli anni ’60 in alcuni fogli del Liechtenstein, presero piede soprattutto dopo il loro utilizzo per fortunati francobolli USA, come quello dedicato a Marilyn Monroe. Dal 2004 San Marino ne usa una versione culturale, con ritratto e note biografiche, nei francobolli dedicati a grandi artisti.


Banderuola. I filatelisti definiscono “a banderuola” il bollo datario recante una dicitura inserita in un semicerchio posto esternamente al corpo del bollo. Agli inizi del regno lo recavano in basso i bolli degli uffici vaglia, alcuni forniti all’ufficio di Alessandria d’Egitto e quello del natante Palermo-Malta.


Bandiera. Tipico annullo meccanico a forma di bandiera o a linee ondulate (flag cancellation, flamme) che affianca il bollo a date, di moda a inizio Novecento.


Bandiera postale. Bandiera di navigazione espressamente prevista per distinguere i battelli delle linee convenzionate con le Poste durante il servizio. Di forma triangolare, reca i colori della bandiera italiana con una P stretta e alta nella fascia verde.


Barbavara di Gravellona, Conte Giovanni (Milano 8.7.1813 – Villareale - Vigevano 12.9.1896). Diplomatico, alto funzionario statale, senatore dal gennaio 1870. Viceconsole sardo a Milano, nel 1859 fu nominato Direttore generale delle Poste Sarde, divenute in seguito Italiane, all’epoca dipendenti dal ministero dei Lavori pubblici; mantenne l’incarico fino al 1º febbraio 1880, fungendo anche da Reggente dei Telegrafi dal 13 novembre 1864 al 10 agosto 1865. Soprattutto in periodo italiano promosse e favorì lo sviluppo delle Poste sia all’interno che sul piano internazionale, con un’attiva partecipazione al Congresso di Parigi del 1863, dove l’Italia presentò proposte decisamente innovative, e partecipando all’istituzione dell’Unione generale delle Poste, nel 1875.


Barbera. Casa editrice fiorentina fondata da Gàspero Barbera nel 1860, cui si devono alcune prime edizioni di opere di Carducci, De Amicis e Tommaseo. Pare che alla fine del 1945 qualcuno si sia divertito a organizzare a suo nome un collegamento a mezzo staffette con la Venezia Giulia, si dice autorizzato (anche se nessuno ha mai reso pubblica la documentazione), che avrebbe funzionato per alcuni mesi utilizzando propri francobolli, oltre a quelli regolari, e un insolito cachet con le antiche indicazioni Cito cito e Portentur diu noctuque fratribus italicis (si portino di giorno e di notte ai fratelli italiani). Il nipote di chi allora dirigeva la Casa editrice assicura di non aver mai sentito parlare della cosa né di aver trovato materiali o riscontri tra le carte del nonno, che era collezionista.


Barge. Comune in provincia di Cuneo in cui a fine aprile del 1945 tutti i francobolli esistenti nell’ufficio postale vennero ritirati, soprastampati a cura del locale CLN “per eliminare ogni traccia della criminale Repubblica” e poi restituiti alla posta per essere venduti “per la ordinaria affrancatura”; il che avvenne regolarmente fino alla metà di maggio.


Base Atlantica. Base per sommergibili costituita dalla Marina italiana a Bordeaux durante la 2ª guerra mondiale col nominativo convenzionale di Betasom, dietro accordi fra l’Italia e la Germania, che controllava militarmente la Francia; aperta il 30 agosto 1940, divenne operativa il 4 settembre seguente con l’arrivo del primo sommergibile, il Malaspina. La base, che dipendeva dal Comando di Supermarina ma doveva sottostare al Comando dei sommergibili tedeschi per l’impiego delle unità nei settori operativi atlantici, era sistemata sul transatlantico francese De Grasse ancorato nel porto di Bordeaux. La Base disponeva di un proprio ufficio postale, che utilizzava i bolli XI GRUPPO SOMMERGIBILI e COMANDO BASE B.X. e infine uno figurato con FORZE SUBACQUEE ITALIANE IN ATLANTICO e stemma imperiale, dettato soprattutto da ragioni di prestigio. Con l’8 settembre 1943 la Base si trovò in una situazione particolare, che solo l’abilità del suo comandante riuscì a superare, anche se con profonde trasformazioni. Sequestrati dai Tedeschi i due sommergibili in quel momento presenti a Bordeaux, la Base divenne un punto di confluenza prima dei marinai italiani presenti in Francia e Germania, poi anche di militari italiani di ogni specialità e grado — circa ventimila — che i Tedeschi avevano internato in vari campi di concentramento. Per riuscirvi il comandante Grossi dovette dimostrare l’immediata adesione al governo di Mussolini e lo fece eliminando lo stemma sabaudo dal bollo postale e soprastampando i francobolli in dotazione alla Base, inizialmente con la dicitura “Italia Repubblicana Fascista Base Atlantica” dato che nel novembre 1943 non vi era ancora la dizione ufficiale “Repubblica Sociale Italiana”. Per intervento dei collezionisti la soprastampa finì anche su francobolli mai forniti all’ufficio della Base, circolarono anche delle prove iniziali in carattere bastoncino e diverse varietà, tra cui una appositamente creata. Tuttavia l’uso postale fu alquanto regolare, essendo in quel momento abolito il precedente sistema della franchigia mediante cartoline e non ancora introdotto il nuovo di stampo tedesco: spesso le corrispondenze erano annullate solo all’arrivo in Italia, solitamente a La Spezia o a Muggia, per maggior riservatezza. (vedi La Base atlantica di Bordeaux, di Renzo Bernardelli, Sorani 1975)


Bastimenti mercantili. Da sempre furono utilizzati per il trasporto di corrispondenze, come mostrano le indicazioni dei mittenti su antiche lettere; ancora nel 1862 era previsto che le stesse poste affidassero loro “corrispondenze recanti l’indicazione che sieno avviate col mezzo di un bastimento non postale particolarmente designato”ed avevano l’obbligo di trasportare “i dispacci che loro saranno consegnati da un incaricato dell’Amministrazione delle Poste o dai Consoli italiani all’estero”. Gli uffici di posta delle città portuali erano anche muniti di bollo per segnalare le corrispondenze ricevute dai mercantili, a cui erano state affidate.


Baudi di Vesme, Benedetto (Torino 1858 – 1919)Ingegnere, erudito e storico, nel 1898 stipulò con le Poste una Convenzione della durata di 50 anni, approvata con regio decreto 6.3.1898, n. 82, “pel collocamento di cassette postali per l’impostazione di corrispondenze e telegrammi su colonnette isolate (réclame) da impiantarsi dalla Ditta suddetta a suo esclusivo profitto” (vedi Storie di Posta n. 1 nuova serie).


BDT International Security Printing. Stamperia specializzata irlandese, fondata a Dublino nel 1981, ha prodotto francobolli anche per San Marino.


Bellelli, Gennaro (Napoli 18.9.1812 – 21.5.1864)Barone, di idee liberali, sotto i Borboni fu imprigionato e poi costretto all’esilio, a Firenze. Tornato a Napoli nel 1860, il 16 settembre fu nominato da Garibaldi Direttore generale delle Poste, Telegrafi e Strade Ferrate Napoletane. Per sostituire i francobolli borbonici impiantò a Napoli un’officina che stampò una “copia” dei valori con effigie di Vittorio Emanuele II a rilievo prodotti dal Matraire, utilizzando macchinari e materiali acquistati a Parigi. Quando la Direzione generale di Torino lo seppe e ne bloccò la stampa, il Belelli si propose come secondo fornitore delle Poste Italiane, offrendo lo scambio dei suoi francobolli in centesimi con quelli in grana e tornesi preparati a Torino; per fermarlo, fu necessario porlo in aspettativa dal 1º marzo 1861, poco prima che la Direzione generale di Napoli fosse soppressa. Fu quindi nominato senatore del Regno. La moglie Laura era zia di Edgar Degas, che lo ritrasse nel suo La famiglia Bellelli, oggi al Louvre.


Benadír. Fascia costiera della Somalia meridionale, in cui si trovavano i 4 porti (benadir è il plurale di bender, in arabo porto) prima affittati e poi acquistati dall’Italia per fondarvi la sua seconda colonia. Il termine figura nei primi francobolli usati in Somalia dal novembre 1903, quando ancora era amministrata dalla Società Commerciale del Benadir, costituita nel 1898 a Milano da un pool di società. In assenza di servizi postali, fino al 1903 le corrispondenze vi arrivavano con mezzi di fortuna, dal 1898 a cura del Console italiano a Zanzibar.


Beneficienza. I filatelisti definiscono di beneficienza francobolli e interi il cui ricavato è devoluto, in parte o totalmente, a opere benefiche o agli organizzatori della manifestazione o persino, in Francia, per ripianare il debito dello Stato (Caisse d’amortissement). San Marino, cui spetta il primato mondiale in questo campo con i valori del 1894 per l’inaugurazione del Palazzo pubblico, ha seguito più volte il sistema di detrarre l’importo dal ricavato dell’emissione, mentre l’Italia ha sempre preferito il sistema del sovrapprezzo a carico dell’utente.


Beneficienza obbligatoria. Sistema applicato in alcuni Paesi per cui, in certi periodi dell’anno, le corrispondenze che non recano anche gli speciali francobolli di beneficienza vengono ritardate e messe in corso solo allo scadere del periodo. Un precursore italiano furono i tagli delli soldi 4 per lettera, o fogli AQ, della Repubblica di Venezia, in uso dal 1608 al 1797 per finanziare opere di drenaggio e bonofica.


Bengàsi. Località della Cirenaica soggetta all’Impero ottomano, in cui il 15 marzo 1901 l’Italia aprì un proprio ufficio postale, il quale fruì anche di particolari tariffe; vi si utilizzavano francobolli e interi italiani e dal luglio 1901 anche un valore speciale da 1 piastra. Chiuso il 30 settembre 1911 allo scoppio della guerra italo-turca, fu riaperto nel dicembre seguente come ufficio della Libia ormai italiana.


Berat. Località dell’Albania occupata il 9 luglio 1918 e nuovamente in settembre, in cui operò fino al 1919 un ufficio civile italiano, dotato di normali carte-valori senza soprastampa.


Berruti, Giacinto (Asti 29.1.1837 – Torino 11.2.1904) Ingegnere, divenuto fido collaboratore di Quintino Sella, nel 1865 ebbe l’incarico di impiantare a Torino l’Officina Governativa Carte Valori, con i macchinari e il know-how acquistati dalla De La Rue e di avviarne l’attività. Nel 1872 passò al ministero delle Finanze, nel 1881 divenne direttore del Regio Museo Industriale di Torino.


Bianca. Così era detta nel Regno di Napoli una lettera mancante del destinatario o dell’indirizzo e perciò destinata ai rifiuti.


Bicromia. Stampa a due colori, solitamente combinati fra loro in modo da ottenerne anche un terzo, come nel francobollo “Semaforo” del 1955 in cui il rosso e il verde sovrapposti compongono il nero.


Biglietti d’auguri. Cartoncini con testi e/o illustrazioni di circostanza che dal 1894, su richiesta della Gran Bretagna, furono ammessi a circolare come stampe e in seguito a tariffa agevolata.


Biglietti di (o da) visita. Cartoncini a stampa recanti generalità, titoli e indirizzo, usati per presentazioni, auguri, ringraziamenti e altre formalità. Inviati normalmente in busta aperta, fino all’agosto 1905 erano ammessi a tariffa stampe, poi ebbero una propria tariffa, eliminata dal 1º giugno 1995. Se non affrancati, e dal 1936 anche se insufficientemente affrancati, erano tolti di corso; cosa che divenne normale dopo l’introduzione del formato normalizzato, a meno di non pagare il secondo scaglione tariffario a causa del piccolo formato.


Biglietti reclame. Buste con pubblicità edite dalla Ditta Excelsior dopo il 1902 (noti usati solo nel 1914/15 con francobolli perforati RDM, forse Riduzione Decreto Ministeriale, o con un fiore) erano vendute dai cartolai alla metà del prezzo del francobollo applicato.


Biglietto. Fino all’800 era inteso come breve messaggio, spesso destinato nella stessa città.


Biglietto postale. Intero postale formato da un cartoncino ripiegato con il bordo gommato e una perforazione che consente l’apertura strappando i margini (lettercard), oppure da un foglio piegato più volte, con o senza alette gommate di chiusura (lettersheet). Il primo tipo fu introdotto per la prima volta il 15 dicembre 1882 dal Belgio; l’Italia lo adottò dall’agosto 1889 al 1955. Il secondo tipo, che vanta più antichi precedenti (dai Cavallini piemontesi ai fogli bollati della posta locale di Sidney del 1838 fino all’envelope Mulready apparso insieme ai primi francobolli), fu introdotto dall’agosto 1941 per i biglietti postali militari, dal maggio 1952 per gli aerogrammi, e solo dal marzo 1955 per i normali biglietti postali. Un sovrapprezzo a rimborso delle maggiori spese di produzione fu introdotto dal febbraio 1946 al marzo 1975; al contrario dal 1º gennaio 1976 ebbe una tariffa agevolata. Fino al 1931 furono differenziati anche dal colore del cartoncino, grigio il tipo per il distretto e giallo quello per l’interno, poi – dopo un breve esperimento su cartoncino bianco – fu usato il grigio per tutti i tipi. Nel 1946 la stramba idea di indicare nel francobollo il prezzo di vendita e non di affrancatura (il tipo da 4 lire era per la tariffa distrettuale da 3 lire) causò non pochi problemi, specie nei successivi aumenti tariffari. (vedi Quel bel casino del ‘46, di Carlo Sopracordevole, su Storie di posta n. 1 nuova serie).


Biglietto postale di servizio urgente. Modulo di servizio più grande dei normali biglietti postali per consentire anche l’inclusione di allegati, istituito nel novembre 1912 per ridurre l’eccessivo uso del Telegramma espresso di servizio: era infatti ammesso a forme d’inoltro con precedenza ma senza usufruire del recapito tramite espresso, che non figurava tra i servizi utilizzabili in franchigia.


Biglietto postale militare in franchigia. Primo esempio italiano di lettersheet, fu annunciato con circolare 9.8.1941 ed emesso per ovviare alla carenza di carta e buste tra i soldati dislocati oltremare; era distribuito in ragione di uno per settimana al posto di una cartolina in franchigia.

Ebbe due versioni – una per l’Esercito e una per la Marina – inizialmente stampate su carta azzurra filigranata, tutte con frasi di propaganda, dal 1942 stampate anche all’interno.


Bis. Indicazione impressa a timbro sulle varie sezioni dei moduli vaglia, a partire dal 1912, per segnalare che quello era il secondo vaglia con quel numero (c’erano anche Ter e Quater) ed evitare così confusioni, visto che la loro numerazione e quella delle cedole di convalida arrivava solo a 100.


Blocco. Insieme di tre o più francobolli ancora uniti fra loro, ma non su una sola fila. Quando gli esemplari sono disposti a L il blocco è definito “a seggiola”.


Blocco-foglietto. Termine filatelico per indicare un piccolo foglio comprendente solo esemplari di uno stesso francobollo riuniti in blocco e contornati da fregi, stemmi e diciture celebrative: ad esempio il foglietto vaticano del 1952 dedicato al centenario del francobollo. I piccoli fogli sammarinesi di 4, 6, 8 o 10 esemplari apparsi tra il 1944 e il 1965 sono invece da considerare minifogli poiché non presentano alcuna dicitura esplicativa essenziale, come nei veri foglietti.


Blocco-mosaico. Così alcuni filatelisti indicano un blocco di francobolli diversi fra loro ripetuto più volte in uno stesso foglio, talvolta con l’aggiunta di bandelle. Esistono anche blocchi-mosaico composti dall’intero foglio, o per l’illustrazione unica su tutto il fondo (Israele) o per l’utilizzo di francobolli tutti differenti (Stati Uniti).


BLP, vedi Busta Lettera Postale


Bobina. 1. Rotolo di carta in continuo per la stampa mediante rotative.

2. Lungo nastro di francobolli disposti in un’unica striscia continua, per la vendita tramite distributore automatico. Può comprendere sia un solo tipo di francobollo che più valori diversi, per fare cifra tonda e facilitare l’uso delle macchine automatiche. Gli esemplari sovente non sono dentellati su due lati, e in Italia uno ogni cinque può recare una cifra al retro, per contabilizzarli.


Bogus, in inglese “fasullo”. Etichetta di pura fantasia, dentellata e meno, talvolta intestata a paesi esotici mai esistiti, o francobolli veri ma con soprastampe altrettanto inventate, il cui unico scopo è di gabbare i filatelisti più ingenui. In qualche caso si tratta di semplici vignette di beneficienza o erinnofili a cui viene attribuita ad arte la patente di francobolli, sfruttando magari il fatto che occasionalmente e per errore sono stati colpiti da qualche bollo postale!


Bolgetta. Borsa in pelle o cassettina in legno usata per il trasporto delle corrispondenze da parte di corrieri e postiglioni, solitamente dotata di serratura la cui chiave era tenuta da funzionari postali.


Bolla. 1. Lettera papale o episcopale munita di sigillo pendente.

2. Il sigillo con impronta sui due lati usato su lettere papali o episcopali.


Bollatoio. Ripiano in cuoio, cartone o altro materiale morbido su cui vengono appoggiate le corrispondenze da bollare.


Bollatore. Impiegato addetto alla bollatura delle corrispondenze.


Bollatura. Operazione del bollare le corrispondenze.


Bollatura preventiva. Possibilità per il pubblico di far imprimere il francobollo o un

bollo-franco direttamente su proprie buste, cartoline, fascette, fogli per giornali ecc. L’impiego del bollo preventivo risale a metà ‘800, mentre lo stamping-to-order di impronte di francobolli, introdotto in Gran Bretagna fin dal 1855 per favorire ditte e professionisti che facevano largo uso di buste, fu adottato dall’Italia solo il 1º luglio 1890: oltre alla carta, da fornire in quantitativi non inferiori a una risma (12.000 cartoline), e al valore dei francobolli impressi, erano richieste L. 4,40 ogni mille pezzi. Ma ne approfittarono soprattutto i commercianti filatelici facendosi bollare fogli “in bianco”, che poi utilizzavano per creare cartoline commemorative o celebrative anche in piccolissimi quantitativi (talvolta soltanto 20 o 30 esemplari) da vendere a prezzi salatissimi. Le polemiche conseguenti indussero le Poste, anziché a perfezionare il sistema, ad abolirlo dal 16 giugno 1895. Le forti rimanenze di cartoline in mano a privati consentirono la creazione di rarità fino al 1903, anche se il Regio decreto 8.11.1901 nº 409 le aveva poste fuori corso dal 1º gennaio 1902. Nel Testo unico delle leggi postali fu tuttavia mantenuta la possibilità della bollatura preventiva, autorizzata due volte, nel 1906 e nel 1926.


Bollettino di riconoscenza. Così nel Napoletano era indicata la reconnaissance, nel Regolamento postale del 1819.


Bollettino di spedizione. Speciale modulo usato per la spedizione dei pacchi postali, quasi sempre recante l’impronta di affrancatura in modo da richiedere l’uso dei francobolli solo come integrazione. In Italia questi bollettini, adottati con l’inizio del servizio nell’ottobre 1881 prima solo per l’estero e dal 1883 per l’interno, sono diventati vere carte-valori postali il 1º febbraio 1888, in un formato lenzuolo che dopo neppure un anno venne ridotto della metà. Queste “cartoline speciali per la spedizione dei pacchi postali”, come furono inizialmente definite, erano normalmente composte di tre parti – fra cui la ricevuta per il mittente, una cedoletta distaccabile dal destinatario o un avviso di arrivo – e viaggiavano separatamente dal pacco. Tra il 1914 e il 1928 un solo bollettino era valido per spedire fino a 3 pacchi a uno stesso indirizzo. Dal 1º agosto 1957 questi interi postali iniziarono a essere sostituiti per l’interno da un nuovo tipo di piccolo formato, a targhetta, in tre versioni – bianco per pacchi ordinari, arancione per pacchi con assegno e verde per pacchi valore – che si legava direttamente al pacco. Dal 1976 sperimentalmente e in via definitiva dal 1983 fu introdotto un nuovo modello a decalco, anch’esso in tre versioni, con vari fogli su carta leggera normale o autocopiante, che viaggiano inseriti in una tasca trasparente autoadesiva da applicare al pacco. Fra il 1924 e il 1928 e di nuovo dal 1974 ne esistono versioni con testi anche in tedesco, per l’uso nella Venezia Tridentina. Dal 1932 gli utenti di apposite macchine affrancatrici possono stampare, su autorizzazione delle Poste, propri bollettini di spedizione, purché senza valore e ripetendo testi e impostazione degli originali, da affrancare solo con le speciali impronte rosse. Nei bollettini di spedizione vi è l’unico ricordo italiano, ufficiale anche se non deliberato, della caduta del fascismo, nel luglio 1943: in una tiratura effettuata tra l’agosto e il settembre di quell’anno venne infatti eliminato il grande fascio che sin dal 1928 figurava nell’intestazione.


Bollettino illustrativo o ministeriale. Sorta di comunicato stampa in versione lusso prodotto e venduto dalle Poste italiane a partire dalla serie Marco Polo del luglio 1954 per illustrare le nuove emissioni, esclusi fino al 1960 i valori ordinari e fino al 1974 gli interi postali: contiene una descrizione tecnica e un breve articolo firmato da qualche autorità politica o del settore, con la riproduzione dei francobolli in formato reale e nei colori originali, e per lungo tempo anche con la stessa tecnica di stampa. Poiché fino al 1988 i valori riprodotti non recavano alcun segno di annullamento, furono anche usati regolarmente per posta!


Bollettino pacchi, vedi Bollettino di spedizione


Bollettino postale. Notiziario mensile dell’Amministrazione delle Poste Italiane, iniziato a pubblicare nel gennaio 1861 per diramare in modo costante e organico agli uffici periferici leggi, decreti, regolamenti, istruzioni, comunicati, richiami e ogni altra informazione riguardante i servizi, il personale, gli uffici e le carte-valori. Con l’istituzione del Ministero PT, nell’aprile 1889 il Bullettino postale divenne il Bullettino del Ministero delle Poste e dei Telegrafi (e i primi tre numeri del 1893 sono numerati in cifre araba, quelli con la nuova testata in cifre romane) e dal 1891 il Bullettino postale-telegrafico, con cadenza quindicinale e dal 1901 settimanale, spesso anche con Supplementi. Dal 1910 venne scisso in due edizioni separate: una “Parte prima” con le notizie relative al personale, e una “Parte seconda” con quelle relative ai servizi. Nel 1924, con la creazione del Ministero delle Comunicazioni, solo la prima parte fu mantenuta mentre la seconda venne inglobata nella Rivista delle Comunicazioni, dal 1927 Rassegna delle Poste, dei Telegrafi e dei Telefoni, interrotta col numero di ottobre 1943. Ripreso al Sud dal 1º agosto 1944 come Bollettino delle Poste e Telecomunicazioni, in tre diverse “parti”, la seconda delle quali contenente leggi, decreti e disposizioni di servizio, dal 1º gennaio 1946 divenne il Bollettino del Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni, dal 1º gennaio 1964 con la specifica Bollettino Ufficiale; e dal gennaio 1965 semplicemente Bollettino ufficiale del Ministero delle Poste. Dal 15 gennaio 1995, con il nuovo status di Poste Italiane, cambiò il nome in Notiziario di servizio, che rimase fino alla sua soppressione, alla fine del 1999.


Bollettino telegrafico. Notiziario mensile corrispondente al Bullettino postale per quanto riguardava i telegrafi, iniziò le pubblicazioni nel gennaio 1865, e nel 1889 confluì nel Bullettino postale-telegrafico.


Bollo. 1. Tipario, stampiglia realizzata in metallo (solo eccezionalmente in legno, gomma e più di recente in plastica) e munita di impugnatura, utilizzata per imprimere dati sulle corripondenze. Oltre ai bolli in un sol pezzo che forniscono impronte inchiostrate, in passato si sono avuti quelli composti da punzone e contropunzone usati per ottenere impronte a secco, in rilievo.

2. L’impronta ottenuta con un bollo o timbro. Il primo bollo postale inchiostrato si deve a Henry Bishop, che lo introdusse nel 1661 a Londra per indicare mese e giorno esatto di raccolta o di arrivo delle lettere ed evitare proteste per supposti ritardi nella consegna; ma già dalla fine del ‘500 nello Stato della Chiesa gli appaltatori postali del Lazio usavano imprimere sulle lettere dei bolli a secco con le loro iniziali, e almeno uno inchiostrato, per indicare il porto dovuto (altri bolli a secco usati nei secoli precedenti da comuni e signorie sulle corrispondenze avevano una diversa funzione). Con l’adozione dei francobolli i bolli postali acquisirono anche la funzione di annullatori, e talvolta vennero creati con questo preciso scopo, come quelli inglesi a croce maltese, assumendo la più esatta definizione di bolli annullatori od obliteratori o annulli.


Bollo di favore. Viene così definita una bollatura apposta su richiesta di collezionisti, solitamente per annullare francobolli e altre carte-valori o per ottenere un’impronta del bollo stesso.


Bollo-franco. Termine filatelico che identifica gli speciali bolli postali con valore d’affrancatura, recanti l’indicazione della cifra riscossa o dell’avvenuto pagamento della tassa postale, applicati sia con timbro – ad esempio i bolli Stampati franchi e simili – sia a stampa o con apposite apparecchiature, come le affrancatrici meccaniche.


Bollo preventivo. Impronta d’affrancatura mediante timbro che veniva apposta a cura delle Direzioni postali su fogli destinati alla stampa di quotidiani e circolari. Le diciture che vi comparivano sono Stampati franchi, Periodici franchi o Avvisi franchi, oltre al valore, solitamente 1 o 2 cent. Furono in uso dal 1856 al 1890.


Bolzano. Fra il novembre 1918 e l’aprile 1919 negli uffici della zona di Bolzano e Merano, appena conquistata dall’Italia, vennero utilizzati segnatasse provvisori, ottenuti localmente con soprastampe a mano e tipografiche su francobolli austriaci, italiani e delle Terre redente. L’esistenza di 121 tipi diversi, con soprastampe TAXE o PORTO ed eventuale nuovo valore, fa ritenere che non si sia trattato di operazione dettata solo dalla mancanza di normali segnatasse.


Boom. Definizione filatelica del periodo di intensa attività commerciale e di crescente vendita di novità filateliche, accompagnato da un frenetico aumento delle quotazioni, verificatosi a metà degli anni ‘60 e terminato bruscamente – com’era prevedibile – nella primavera del 1966, con uno “sboom” che ha lasciato disillusioni e strascichi per tutti gli anni ‘70 e anche oltre.


Bosnia Erzegovína. Ex-provincia della Turchia europea, fu occupata e poi annessa all’Austria nell’ottobre 1908 e dopo la prima guerra mondiale al nuovo stato iugoslavo. Dopo la dissoluzione della Iugoslavia fu lacerata dal 1991 da una guerra civile fra le componenti mussulmane, serbe e croate. Dal gennaio 1996, per pacificare il paese dopo gli accordi di Dayton, vi ha operato anche un contingente italiano, di stanza a Sarajevo, dotato di un servizio di posta militare distinto dal bollo ITALFOR BOSNIA, il primo del genere con il marchio dell’Ente Poste Italiane.


Boules de Moulins. Sfere di zinco del diametro di 40-50 cm utilizzate dal 4 al 31 gennaio 1871 per far arrivare le corrispondenze nella Parigi assediata dai Prussiani sfruttando la corrente della Senna. Le lettere, massimo 4 grammi, dovevano essere affrancate con 1 franco (di cui 80 cent. andavano ai signori Robert, Delort e Vonoven, inventori del sistema) e recare l’indicazione Paris, par Moulins (Allier): dopo avervi inserito le corrispondenze, le boules venivano sigillate e gettate nella Senna e dovevano viaggiare sotto il pelo dell’acqua fino a Parigi per essere ripescate con delle reti a Port-à-l’Anglais. Ma il sistema non funzionò, e fu quasi subito bloccato: le prime boules furono trovate solo dopo la fine dell’assedio, e una oltre un secolo più tardi.


Bradbury Wilkinson & Co. Stamperia inglese di New Malden, Surrey, che nel dicembre 1861 si propose per la fornitura dei nuovi francobolli italiani allegando alcuni pregevoli saggi in calcografia con diciture in un buffo italiano. L’insuccesso di metà ‘800 fu compensato fra il 1927 e il 1938, quando stampò praticamente tutti i francobolli di San Marino, grazie sia all’anglofilìa di un locale maggiorente fascista sia ai continui ritardi dell’OCV italiana. Dopo l’interruzione dovuta alla guerra, nel 1947 stampò un’ultima serie, la cosiddetta “Alberoniana”, ordinata soprattutto per sfruttare un’incisione approntata poco prima della guerra ed esaurire le provviste di speciale carta filigranata fatta preparare in Gran Bretagna nel 1929.


Brasile. Durante la rivolta militare del 1893 l’Italia vi inviò una squadra navale composta da 6 vascelli, in difesa dei residenti italiani e dei loro interessi. L’ufficio di bordo era dotato del bollo con dicitura Divisione Navale Italiana in America, e le corrispondenze per l’Italia erano affrancate secondo le tariffe interne.


Brigadiere. Sorvegliante dei portalettere. “I Brigadieri dei Portalettere ed i Sottobrigadieri sono incaricati di invigilare i Portalettere nella distribuzione delle corrispondenze a domicilio e nella levata delle lettere dalle cassette postali.” Il loro numero era in funzione del numero dei portalettere: se i portalettere erano da 10 a 20 bastava un sottobrigadiere, da 20 a 30 un Brigadiere e un Sottobrigadiere, oltre i 60 due Brigadieri e un Sottobrigadiere ogni 20 portalettere. (Regolamento del 1861)


Buca delle lettere. Feritoia nel muro degli uffici postali che consentiva l’impostazione delle lettere in qualsiasi momento del giorno. In seguito fu così definita anche la cassetta postale.


Buenos Aires. Capitale dell’Argentina, in cui nel giugno 1874, con l’inizio del collegamento con Genova dei piroscafi postali della Lavarello e in mancanza di convenzioni postali che consentissero l’affrancatura a destino, l’Italia istituì una propria agenzia postale consolare, provvista di francobolli con dicitura ESTERO e di un apposito annullo. In seguito i francobolli italiani furono venduti anche da una dozzina di commissionari sparsi per la città, mentre sulle corrispondenze non affrancate veniva apposto a Genova il bollo Da Buenos Aires coi postali italiani per segnalare che la tassa dovuta era di 70 anziché di 90 centesimi. L’agenzia chiuse nel marzo 1878, quando l’Argentina entrò a far parte dell’Unione Generale delle Poste.


Buono postale di viaggio. Istituito dall’Unione Postale Internazionale nel 1935 ma attuato solo dal 1948, era un titolo in valuta straniera incassabile solo in determinati paesi. L’Italia li emise solo nel 1950, in franchi francesi, riscuotibili in Francia, a Monaco e nella Sarre, ma cambiava quelli emessi in lire dal Belgio e dalla Germania Federale. Il servizio fu sospeso nel 1976 e abolito dal 1991.


Buono postale fruttifero. Titolo di credito a tasso fisso o indicizzato emesso a partire dal 1925 dalle Poste italiane tramite gli uffici postali, in tagli fissi e con interessi che, se non riscossi, vengono annualmente capitalizzati. Inizialmente ne furono emessi anche in dollari e sterline, per favorire gli investitori in valute estere, ma l’esperimento si concluse nel 1927. Nel 1991 ne è stato previsto un tipo di taglio variabile “non inferiore a un miliardo e a frazioni di 100 milioni”, della durata di sette o undici anni e con interesse pari rispettivamente a una o due volte il capitale, destinato a enti e società. I buoni non riscossi dopo 30 anni vengono prescritti a favore dell’Amministrazione postale; quelli smarriti, sottratti o distrutti possono essere duplicati, pagando un apposito diritto rappresentato con francobolli.

 


Buono risposta internazionale, coupon-reponse international.Carta-valore creata dal Congresso dell’Unione Postale Universale tenuto a Roma nel 1906 che consente di fornire a un corrispondente estero il francobollo per la risposta; il coupon, acquistato nel proprio Paese e spedito al corrispondente, può essere da questi scambiato presso un qualunque ufficio postale del suo Paese con i francobolli occorrenti per affrancare una lettera per l’estero, ordinaria o dal 1991 anche per via aerea o prioritaria. Fin dal 1907 tutti i coupon sono stampati in Svizzera a cura dell’UPU e poi forniti ai Paesi che ne fanno richiesta, eventualmente dopo avervi stampato il nome dello Stato emittente, il valore e di recente anche la bandiera. Al momento della vendita al pubblico l’ufficio appone il proprio bollo, mentre un secondo bollo viene posto al momento del cambio: il coupon “nuovo” è perciò quello con il solo bollo d’emissione. In caso di cambio di tariffa, nei Paesi che usano indicare il valore di vendita si ricorre a soprastampe; in Italia dal 1948 l’integrazione può avvenire anche sul momento mediante francobolli. Esistono inoltre buoni-risposta particolari, stampati da Paesi membri di Unioni postali ristrette e validi solo in questo àmbito.


Buono spedizione via aerea. Marca distribuita ai militari in misura prestabilita, per limitare gli invii per via aerea. Nel 1941 ne fu previsto l’uso nell’Africa Orientale Italiana, sia per le lettere in partenza che per le risposte, ma il precipitare degli eventi ne impedì la distribuzione. Il metodo fu largamente usato dalle forze germaniche a partire dall’aprile 1942.


Bureaufax. Denominazione del Fax o Facsimile pubblico in àmbito internazionale. Introdotto sperimentalmente prima del 1983 da Roma e Milano per Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia, Giappone e Hong-Kong al costo di 11 franchi oro per foglio più la tariffa telefonica tramite operatore di 3 minuti per ogni foglio, dal novembre 1985 fu introdotto definitivamente, con le stesse tariffe, da tutti i capoluoghi di provincia e qualche altra località per i Paesi dell’Europa occidentale e la Turchia, e dagli uffici di Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Pisa, Roma, Torino e Venezia verso alcuni Paesi d’oltremare (Australia, Corea, Giappone, Hong-Kong, India, Kuwait, Singapore, Sri Lanka, Stati Uniti, Thailandia, Taiwan, dal 1887 Egitto e Macao, dal 1988 Canada, Cina, Costarica, Guadalupa, Guyana francese, Indonesia, Martinica, Nuova Zelanda, Perù, San Pierre et Miquelon e Yemen).


Busta. Involucro per corrispondenze formato da un foglio di carta con gli angoli ripiegati. Evoluzione della “coperta”, le prime buste risalgono al ‘600, ma non si diffusero finché la tassa delle lettere fu calcolata in base al numero dei fogli, dato che la busta era considerata un foglio. Per chiudere le prime buste artigianali si fissavano i lembi tra loro con un suggello in ceralacca, poi si trovò più comodo incollare i bordi di tre lembi, lasciando il quarto per ultimo, al momento di inserirvi la lettera; di questo secondo tipo sono le buste preconfezionate, diffusesi a metà Ottocento. Nel Novecento sono entrate in uso anche buste con “finestra”, riparata o meno da pellicola trasparente, così da usare per l’indirizzo lo stesso presente sul foglio interno-


Busta con angoli tagliati. Sistema escogitato dalle Poste nel 1898 per consentire l’inoltro di stampe raccomandate in busta chiusa con la tariffa agevolata. Entrambi i casi di concessione noti riguardavano la Banca Fratelli Casareto di Genova.


Busta con scontrino di consegna. Ingegnosa busta illustrata di produzione privata, venduta verso il 1911 per 8 cent. (anche negli uffici postali, stando a quanto vi è scritto sopra), contenente in un’apposita tasca un cartoncino con testi prestampati e inserzioni pubblicitarie che, rispedito al mittente a tariffa stampe, fungeva da ricevuta di ritorno. In tal modo si otteneva un doppio risparmio: oltre che sull’avviso di ricevimento, anche sulla lettera, che non necessitava di essere spedita in raccomandazione. Malgrado ciò non ebbe molto successo: gli esemplari noti recano tutti la pubblicità dell’Esposizione di Roma del 1911, segno che non vi furono successive forniture.


Busta inviolabile Excelsior. Involucro a forma di biglietto postale, con due lati sigillati con bollo a secco recante la dicitura “Buste Inviolabili Excelsior Privativa Industriale” e il terzo che doveva venir chiuso con una colla speciale imprimendovi altro bollo a secco “portante l’indicazione della ditta od un nome o motto qualsiasi” distintivo del mittente. Inventate dal palermitano Antonino Corradi, furono ritenute talmente sicure dalle Poste da essere oggetto nel giugno 1882 di apposito regio decreto che ne autorizzava l’uso per le raccomandate senza bisogno dei prescritti suggelli in ceralacca. Il nome Excelsior figurò in seguito sulle Buste réclame del 1915 e sulle cartoline Excelsior del 1956.


Busta lettera postale. Biglietto postale preaffrancato, interamente tappezzato di pubblicità e contenente un foglio di corrispondenza con altre inserzioni a mo’ di cornice, di cui nel 1920 fu autorizzata la vendita anche da parte di ricevitorie e collettorie postali (ma non degli altri uffici postali) con uno sconto di 5 cent. sul valore dei francobolli applicati, per favorire la Federazione nazionale dei Comitati di assistenza ai militari ciechi, storpi e mutilati (divenuta poco dopo Opera nazionale per la protezione e l’assistenza agli invalidi di guerra) e il Fondo a favore degli orfani dei militari morti in guerra. Per evitare il distacco dei francobolli e il loro uso su altre buste, era imposto ai concessionari di soprastamparli con la dicitura BLP, cosa che fecero più che volentieri presso una tipografia privata, la ditta Consorti di Roma, creando una gran quantità di valori, tipi, sottotipi, varietà e non emessi, tra cui persino dei commemorativi, espressamente non ammessi dal decreto d’autorizzazione. Vennero creati oltre 110 tipi (o “serie”) di buste, che a seconda della destinazione degli avvisi erano suddivise in nazionali e in regionali: all’interno figurava una “cartolina” che, rispedita al mittente a tariffa stampe, fungeva da avviso di ricevimento. La distribuzione ebbe inizio nel gennaio 1921: su ogni BLP figurava un solo francobollo soprastampato, visto che lo sconto era fisso, e all’occorrenza si aggiungevano francobolli normali. Benché la concessione fosse valida per 9 anni, la produzione ebbe termine nel 1923, e la vendita continuò ad esaurimento.


Busta primo giorno o FDC, acronimo di First Day Cover. Busta, solitamente illustrata, recante un francobollo o un’intera serie timbrata il primo giorno di vendita, possibilmente con uno speciale annullo celebrativo o con uno attinente al soggetto dell’emissione. La passione per gli annulli primo giorno prese piede negli Stati Uniti a inizio secolo e il 12 luglio 1922 venne ufficializzata predisponendo la vendita anticipata dell’espresso da 10 cents; nel settembre 1923 George Linn usò il primo cachet privato, e nel 1937 si ebbe il primo annullo speciale. In Italia la FDC arrivò con gli Alleati – primo esempio fu quello della serie Governo Militare Alleato emessa a Napoli nel dicembre 1943 – ma senza mai ottenere il successo riscontrato oltreoceano; dove tra l’altro si usa creare una busta per ogni singolo francobollo, anche in caso di serie, e non la si vuole deturpata da indirizzi o servizi accessori. Anche l’emissione anticipata di un francobollo con annesso bollo particolare, tipica negli Stati Uniti, effettuata nel 1948 per Donizetti, nel 1949 per Alfieri e nel 1950 per Gaudenzio Ferrari, non ebbe seguito. Tuttavia l’idea della FDC è stata in seguito adottata persino dai filatelisti più tradizionali, con la ricerca di francobolli classici o precedenti gli anni ‘40 su corrispondenze recanti il bollo del primo giorno d’uso: date le cifre richieste per tali pezzi, occorre essere cauti in presenza di francobolli che, non avendo avuto un primo giorno ufficiale d’emissione, possono venir superati da una data ancora più antica perdendo così gran parte del loro interesse. Qualcuno ha tentato di lanciare anche la busta ultimo giorno, ma con scarso successo.


Busta réclame. Busta con un margine perforato e tappezzata di annunci pubblicitari, recante un francobollo da 15 cent. perforato RDM (forse Regio Decreto Ministeriale), in vendita dagli inizi del 1915 a 10 cent. Era prodotta dalla ditta Pubblicità Excelsior di Firenze, che mise in circolazione anche un biglietto postale, del tutto simile ma perforato su 3 lati, affrancato con un 5 cent. e venduto a metà prezzo. Buste simili si conoscono anche con il francobollo perforato con un fregio a fiore.


Buste contenenti corrispondenze affrancate a macchina. Speciali buste rosse con una sbarra nera diagonale fornite gratuitamente dalle Poste in cui andavano inserite, insieme alla relativa distinta, le corrispondenze affrancate a macchina che non si erano potute consegnare all’ufficio postale, come previsto dalle norme, per i necessari controlli. Tali buste, in uso dal 15 novembre 1928 a fine Novecento, dovevano essere affrancate secondo un’apposita tariffa indipendente dal peso.


Buste parlanti. Buste pubblicitarie brevettate nel 1876 dalla ditta Gasparri e C., operante a Napoli, Roma e Milano, il cui nome pare fosse dovuto al leggero sibilo che emettevano quando venivano timbrate. Recavano all’esterno 12 annunci pubblicitari (8 sul fronte e 4 al retro) e, in cambio, erano vendute nelle rivendite di generi di monopolio con uno sconto rispetto al valore del francobollo applicato: a 15 cent. quella affrancata per 20 cent., a 5 cent. due buste affrancate ciascuna per 5 cent. Il francobollo veniva normalmente colpito da tagli di rasoio per impedirne il distacco e l’uso su altre corrispondenze non tappezzate di annunci. Furono approntati circa 50 tipi, o “serie”, differenti a seconda della località di destinazione: distribuite a partire dall’aprile 1877, si esaurirono alla fine dell’anno seguente, forse abbandonate a causa dello scarso successo o dalla difficoltà di trovare inserzionisti. A differenza di quanto può apparire dai cataloghi, si tratta di produzioni assolutamente private.


Buste per raccomandate. Speciali interi postali in forma di busta, solitamente a sacchetto e rinforzata, talvolta anche in vari formati, già pronte per la spedizione in raccomandazione. Di tradizione inglese, sono state in uso solo in Somalia durante l’occupazione britannica. Due buste sammarinesi, una del 1894 (il noto bustone) e una del 1994, pur comprensive della tassa di raccomandazione, non recano indicazioni in proposito.


Buste postali. Buste preaffrancate, molto diffuse in altri Paesi a cominciare dalle Mulready inglesi contemporanee al primo francobollo, che in una delle due versioni era infatti una busta, anche se venduta ancora stesa. In Italia ha sempre destato poco interesse: una proposta avanzata dal Perazzi nel 1863, supportata da una lettera di Rowland Hill, e per cui William Wyon aveva già approntato il punzone, fu subito bocciata; una apparve agli inizi della Grande Guerra, per iniziativa dell’Esercito e con funzioni propedeutiche: un’emissione con impronta siracusana da 50 lire, prevista nel 1972, fu bloccata all’ultimo momento per ragioni mai chiarite; la francobusta di stoffa del 2001, praticamente inutilizzabile come involucro, era più che altro una trovata. A parte il bustone commemorativo del 1894, San Marino ne ha emesse diverse fra il 1987 e il 1994, piacevolmente illustrate, ma con scarso successo.


Bustometro. Diagramma allegato al Codice di Avviamento postale del 1967 per verificare se una corrispondenza rientrava nelle misure previste per il “formato normalizzato”.


Bustone. Nome filatelico della grande busta policroma a sacchetto emessa da San Marino nell’ottobre 1894 per la spedizione raccomandata dei fogli di francobolli e delle cartoline celebrativi del nuovo Palazzo del Consiglio. L’impronta di affrancatura da 5 lire, stampata a 8 colori sull’intera facciata, detiene tuttora il record di più grande francobollo del mondo; a suo tempo causò non pochi problemi con l’estero poiché non era stampata dalla parte dell’indirizzo, come previsto dalle norme internazionali, e il valore, impresso in oro, era poco visibile.